Overshoot Day: quando il Pianeta va in rosso

L’overshoot day indica il momento in cui la domanda di risorse da parte dell’uomo oltrepassa la capacità della Terra di generare le stesse nell’arco temporale di un anno. I parametri che vengono utilizzati dal Global Footprint Network per calcolare l'Earth Overshoot Day sono la biocapacità della Terra e l’impronta ecologica dell’uomo. In una logica di mercato, la prima corrisponderebbe all’offerta mentre la seconda alla domanda. La biocapacità della Terra, infatti, rappresenta la capacità degli ecosistemi di rigenerare ciò che gli viene richiesto dall’uomo, che corrisponde a sua volta al concetto di impronta ecologica, introdotto da Mathis Wackernagel e William Rees nel libro “Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth nel 1996. Questi parametri però sono molto complessi da calcolare. Infatti, secondo Earth Overshoot Day, per ottenerli ci vogliono circa “6’000 dati puntuali su produzione, import ed export di prodotti alimentari (sia vegetali che animali), prodotti forestali, risorse ittiche, risorse energetiche e combustibili fossili.”; calcolo che va ripetuto poi per 160 nazioni considerando un arco temporale di 5 anni.

Analizzando le date a cui è corrisposto l’esaurimento delle risorse negli anni passati si evidenzia una netta tendenza al ribasso. Infatti, se nel 1971 ci trovavamo quasi in una situazione di equilibrio, quest’anno l’overshoot day è caduto già il primo di agosto, segnalando un crescente squilibrio tra il consumo di risorse e la capacità rigenerativa del pianeta. Questo trend risulta decisamente preoccupante e mette nero su bianco la necessità di un drastico cambio di rotta nel comportamento dell’uomo e delle sue attività.

Dinanzi a questo peggioramento, la comunità mondiale ha indetto conferenze e vertici sul tema e promosso iniziative volte a contrastare la crisi. Tra queste, rientra l’accordo di Parigi sottoscritto nel 2015 da 194 Paesi, che si traduce nell’impegno di contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi e tutelare gli agenti che svolgono azioni di assorbimento dei gas serra, come ad esempio le foreste. Sempre nello stesso anno¸ come prosecutrice dell’Agenda 21, è stata stilata l’Agenda 2030, con 17 Obiettivi e 167 traguardi da raggiungere, tra cui la lotta al cambiamento climatico (Agenda 2030). Un attore che si sta muovendo in prima linea è l’organizzazione Global Footprint Network che ha promosso la campagna Move the date al fine di rallentare, se non addirittura invertire, il ritmo di consumo e vivere in equilibrio all’interno dei limiti ecologici del pianeta (al link di seguito sono indicate tutte le iniziative che si ispirano alla campagna: Move the date). Tuttavia, queste misure appaiono insufficienti se pensiamo che i Paesi maggiormente responsabili delle emissioni di diossido di carbonio, pur aderendo agli accordi, non applicano un impegno adeguato agli obiettivi prefissati. È il caso di Stati Uniti, Cina, Russia e India, criticati per non avere un piano sufficientemente ambizioso rispetto alle sfide del presente.

Altro aspetto da prendere in considerazione riguarda le differenze socio-economiche nell’impronta ecologica, in particolare quella tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Come riporta Earth Overshoot Day, nel 2024 i primi ad esaurire le risorse sono stati i paesi più ricchi e sviluppati, mentre vediamo che paesi come Ecuador, Jamaica, Iraq presentano un’impronta ecologica più bassa. (Fonte: Earth Overshoot Day). Risulta evidente come al giorno d’oggi ci siano Paesi che possono essere considerati maggiormente responsabili per lo sconsiderato utilizzo di risorse, mentre altri sembrano dover pagare le conseguenze di una crescita economica e di benessere che non li riguarda. Questa dicotomia è centrale anche nel dibattito sul diritto allo sviluppo. Infatti, lo sviluppo sostenibile è stato definito nel rapporto Brundtland come la possibilità delle generazioni future di godere dello stesse opportunità di cui hanno giovato quelle presenti e passate. Tuttavia, il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni sembra limitare le opportunità di crescita dei Paesi che ancora non hanno conosciuto la loro fase di espansione.

Per creare una società che rifletta i principi di sostenibilità, anche sotto un punto di vista etico, è essenziale trovare delle soluzioni e dei compromessi tra volontà di crescita e necessità di decrescita. La sintesi tra sostenibilità e sviluppo è cruciale per costruire un futuro equilibrato e responsabile.

 

Angela Pia Zizzamia 

Beatrice Fontana 

 

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