Il mercato delle materie prime seconde: problematiche e prospettive

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Le materie prime seconde (MPS) derivano da processi di riciclo di rifiuti e possono essere reimpiegate nei processi produttivi insieme alle materie prime vergini o in sostituzione di queste ultime.
Nonostante il minore  impatto ambientale derivante dall’impiego di materie prime seconde, il loro utilizzo nei processi produttivi è diffuso soltanto a macchia di leopardo.  A testimoniarlo è una ricerca commissionata dall’European Environment Agency (EEA), intitolata Investigating Europe’s secondary raw material markets (tr. Indagine sui mercati delle materie prime secondarie in Europa), che descrive il livello di buon funzionamento dei mercati interessati dalle MPS e le barriere che ne ostacolano lo sviluppo.  Nello specifico, al fine di indagare tale aspetto nel mercato europeo delle materie prime seconde, il report analizza sette parametri di riferimento

  • grandezza del mercato; 
  • barriere legislative; 
  • prezzi; 
  • standard tecnici; 
  • internazionalizzazione; 
  • apertura del mercato; 
  • ampiezza della quota di mercato occupata dalle MPS.


Lo studio esamina quindi il mercato delle MPS focalizzandosi su otto specifiche frazioni di rifiuto: alluminio, carta, vetro, legno, plastica, rifiuti organici, rifiuti da costruzione e demolizione e tessili.  
Dalla ricerca emerge che solo alluminio, carta e vetro hanno un mercato delle materie riciclate che si può identificare come “ben funzionante”, in quanto considerato stabile ed efficiente dagli attori che vi operano. 


Il mercato delle MPS per le restanti cinque frazioni presenta invece criticità e alcune lacune. In particolare, la principale problematica  rilevata riguarda la scarsa quota di mercato che le MPS occupano in confronto alle loro gemelle vergini. Questo scarso impiego è dovuto alla limitata fiducia dei produttori di imballaggi e beni di consumo nella capacità di tale mercato di garantire un approvvigionamento continuativo e stabile così come una qualità omogenea delle materie prime seconde.
In aggiunta, lo studio evidenzia come tali problematiche rendano i produttori meno inclini ad investire nello sviluppo ed impiego di nuove tecnologie per l’utilizzo delle MPS. Infine si riscontra una minore presenza e disseminazione di informazioni nei mercati delle MPS, fattore che rende altrettanto complicato per gli attori che operano in questo settore produttivo optare per l’impiego di tali materie riciclate.


Il report identifica anche delle potenziali soluzioni per il superamento delle criticità. Tra queste si evidenziano, in particolare:

  • una maggiore armonizzazione dei criteri definiti dai singoli Stati Membri per la definizione dell’end-of-waste, ovvero la cessazione della qualifica di rifiuto;
  • una modulazione del contributo ambientale previsto negli schemi di responsabilità estesa del produttore. Tale contributo ambientale potrebbe essere differenziato in base a determinati criteri, tra cui ad esempio la riciclabilità del prodotto.

Ricercare e implementare soluzioni per quei mercati di MPS meno sviluppati è fondamentale per raggiungere gli obiettivi comunitari di economia circolare e neutralità climatica, riducendo sempre più la dipendenza da materie prime vergini ed il consumo energetico.

È centrale tuttavia ricordare che, secondo la gerarchia dei rifiuti definita a livello europeo, le azioni di prevenzione della produzione di rifiuti e di riutilizzo sono da prediligere rispetto al riciclo. Con riferimento agli imballaggi, ad esempio, l’UE si sta muovendo sempre più nella direzione della riduzione dell’uso degli stessi come buona pratica collettiva e individuale per diminuire la quantità di rifiuti che ogni cittadino produce. 

Per approfondimenti
Il mercato di materiali comunemente riciclati in Europa è in difficoltà (European Environmental Agency)

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Anna Ferrari

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