L’inquinamento da plastica delle acque rappresenta uno dei problemi più urgenti dal punto di vista ambientale, perché costituisce un pericolo sia per gli ecosistemi che per la nostra salute. Si stima che ogni anno circa 8 mln di tonnellate di plastica finiscano negli oceani, un dato impressionante se si considera che non tiene conto dei rifiuti accumulati in laghi e fiumi (Fonte: WWF).
Questo scenario si riflette anche nel Mar Mediterraneo, in cui i Paesi che vi si affacciano contribuiscono in modo significativo a rendere questo ecosistema uno dei più inquinati del mondo. I rifiuti marini sono prevalentemente costituiti da materie plastiche (75%) (Leggi anche: WWF). Secondo il report pubblicato dal WWF “Non c'è salute in un ambiente malato ” (Luglio 2024), il Mar Mediterraneo detiene addirittura il primato del bacino con la “più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità marine: 1,9 milioni di frammenti per metro quadro”. Gli elementi che inquinano le acque del nostro Paese sono però rappresentati non solo da piccole particelle, ma anche da aggregati di grandi dimensioni, visibili addirittura dallo spazio. Una recente ricerca internazionale, a cui ha partecipato il Cnr-Ismar, ha evidenziato attraverso l’analisi di 300.000 immagini raccolte dai satelliti Sentinel-2 del programma Copernicus dell’Unione Europea, come nel Mar Mediterraneo siano presenti “formazioni galleggianti, note come windrows, chiazze, strisce o andane”. Fondamentalmente, si tratta di un accumulo di rifiuti “risultanti dalla convergenza delle correnti sulla superficie del mare”, che mette in evidenza la quantità di materiale antropico presente nelle acque del nostro Mare.
Una delle ragioni alla fonte dell’inquinamento del Mediterraneo è il commercio dei rifiuti e la loro inadeguata gestione. Infatti, da quando la Cina ha chiuso le frontiere nel 2018 (peraltro, accoglieva circa il 40% dei rifiuti italiani), la Turchia è diventata la principale destinazione di rifiuti dell'Unione Europea, che al tempo stesso è anche il Paese maggiormente responsabile della contaminazione del nostro mare (fonte: Rifiuti Mediterraneo).
Emblematica è la vicenda denunciata da Presa Diretta nel servizio “Mal di Plastica” che vede come protagonisti Italia e Turchia, con la prima che ha spedito un grande quantitativo di rifiuti non conformi alla normativa, violando così le disposizioni della Convenzione di Basilea. L’accordo prevede che gli Stati aderenti gestiscano i loro rifiuti all’interno dei propri confini o, in caso di impossibilità, esportare ad altre nazioni scarti comunque riciclabili. Solo nel 2022 l’Italia ha inviato oltre 18 mila tonnellate di rifiuti in plastica (Fonte: Greenpeace). Una volta arrivati in Turchia, però, parte di questi rifiuti non sono stati trattati correttamente a causa della mancanza di impianti idonei per il riciclo, finendo così in discariche illegali o direttamente nell’ambiente, divenendo un pericolo per la salute e gli ecosistemi locali.
Per contrastare questa problematica, l’Unione Europea ha deciso di rafforzare la normativa che disciplina il traffico dei rifiuti. Il 30 aprile è stato pubblicato sulla G.U. dell’Unione Europea il Regolamento (UE) 2024/1157, che mira ad incrementare i controlli al fine di tracciare gli spostamenti dei rifiuti nel territorio comunitario e prevenire danni ambientali, tra cui l’inquinamento delle acque.
Sempre con l’obiettivo di preservare e, laddove possibile, migliorare lo stato di salute delle acque, anche l’UNESCO ha dato il via nel 2017 ad un’interessante iniziativa, la cosiddetta Ocean Decade (Decade of Ocean Science for Sustainable Development). Si tratta di un progetto decennale dedicato a stimolare la ricerca relativa all’oceano e alla generazione e diffusione di conoscenza in tale ambito. L’Ocean Decade consiste in 10 sfide e 7 outcomes che hanno come scopo principale quello di raggiungere un oceano più sano, produttivo e sostenibile. L’organizzazione, declinata su scala globale, regionale e nazionale permette di attuare diverse azioni, strategie e progetti pensati per un determinato luogo o problema, migliorando l’efficacia del risultato. Per il Mar Mediterraneo sono registrate al momento 56 azioni che affrontano diverse tematiche come il contrasto dell’inquinamento, la protezione e il ripristino di ecosistemi e biodiversità ma anche la necessità di un cambiamento comportamentale da parte della società; di queste, 6 sono le azioni che riguardano il nostro Paese (Per ulteriori approfondimenti: Azioni nazionali )
In conclusione, sebbene siano numerose le iniziative da parte di istituzioni e organizzazioni, queste appaiono insufficienti rispetto alla dimensione del problema, considerato che una delle cause principali dell’inquinamento è l’alta produzione di plastica. Inoltre, in un mondo interconnesso come quello in cui viviamo, è indispensabile agire in maniera coordinata: solo uno sforzo collettivo da parte della comunità mondiale potrà portare ad un concreto cambiamento.
Angela Pia Zizzamia
Beatrice Fontana