Obsolescenza programmata: ripensare il ciclo del consumo

Ti è mai capitato di acquistare un nuovo paio di jeans solo perché quello che avevi non era più "alla moda"? Se sì, hai vissuto in prima persona gli effetti della cultura dello spreco. In un contesto di sviluppo economico e di continue opzioni di acquisto, ci troviamo spesso intrappolati in un meccanismo che ci induce a soddisfare bisogni sempre nuovi e diversificati. Questo porta alla produzione incessante di nuovi prodotti, più belli, performanti e accattivanti, mentre quelli già posseduti vengono dismessi perché non più in linea con i canoni del momento.

Questo fenomeno viene definito obsolescenza programmata, un termine che, pur essendo legato alla tecnologia, è adattabile a qualsiasi categoria di prodotti. Nel settore della moda, ad esempio, si parla di obsolescenza stagionale, che spinge a cambiare abbigliamento ogni stagione per stare al passo con le tendenze. Questo modello di mercato si basa non solo su necessità oggettive, ma anche su dinamiche psicologiche, come il bisogno umano di emulazione e il desiderio di appartenere a un gruppo. L’obsolescenza può essere reale, cioè causata da effettivi malfunzionamenti o difetti di fabbrica, o percepita, quando il consumatore sente semplicemente la pressione di aggiornarsi alle nuove offerte, senza che vi sia un vero guasto del prodotto.

Nell’ambito della tecnologia, i produttori hanno iniziato a progettare i loro prodotti affinché durino poco, incentivando la sostituzione frequente. Questo ciclo continuo di produzione e consumo ha effetti devastanti sull’ambiente: l’uso eccessivo di materie prime, le elevate emissioni di CO2 legate alla produzione e alla distribuzione e la crescita esponenziale dei rifiuti. 

Inoltre, alcuni specifici periodi dell’anno risultano particolarmente soggetti al problema. Le festività più tradizionali come Natale e Pasqua, ma anche quelle di più recente introduzione come Halloween, diventano un ottimo pretesto per incentivare i consumatori a comprare tutto il “necessario” per vivere a pieno l’evento, sponsorizzando una cultura fortemente “usa e getta”.  

Il mercato concepito in questo modo non può che avere impatti negativi con l’alimentazione di una cultura consumistica, l’aumento della produzione di rifiuti, uno spreco notevole di materiali ed energia e la perdita di valore dei prodotti una volta terminata la finestra di mercato.

Per limitare gli effetti esiste una produzione normativa sia a livello europeo che a livello nazionale:

  • La direttiva europea “Right to repair” 2024/1799, in modifica del Regolamento (UE) 2017/2394 e delle Direttive (UE) 2019/771 e (UE) 2020/1828. In sostanza, si garantisce maggiore tutela al consumatore che ha diritto alla riparazione e alla sostituzione del prodotto qualora quest’ultimo presenti difetti di conformità nei primi due anni dall’acquisto. L’obiettivo implicito è quello di spingere le aziende ad investire maggiormente sulla qualità e la durabilità dei prodotti. (Per ulteriori approfondimenti leggere anche: Direttiva sulla riparazione dei beni usati – Right to repair (R2R))
  • Regolamento (UE) 2021/341 che riguarda perlopiù apparecchi elettronici come frigoriferi, televisori, lavatrici e lavastoviglie. In tal caso, si obbligano i produttori a fornire i pezzi di ricambio e renderli disponibili sul mercato per permettere una più facile riparazione in caso di danni agli stessi. In questo modo, si interviene sulla riduzione e la prevenzione dei rifiuti RAEE.
  • D.Lgs. 170/2021, recepimento della Direttiva (UE) 771/2019, sulla vendita di beni e la garanzia legale di conformità, fissata per un periodo di due anni.

Nonostante queste iniziative legislative, il cambiamento più profondo deve avvenire a livello culturale. Solo attraverso una maggiore consapevolezza possiamo ridurre l’impatto del consumo eccessivo. Non si tratta di demonizzare gli acquisti, ma di promuovere uno shopping più consapevole, che dia priorità alla qualità e alla durabilità dei prodotti, piuttosto che alla ricerca compulsiva dell'ultimo trend.

 

Per approfondimenti:

Obsolescenza- Economia circolare 

Ue contro l'obsolescenza e il greenwashing 

Direttiva europea “Right to repair” 2024/1799 

Regolamento (UE) 2021/341 

DECRETO LEGISLATIVO 4 novembre 2021, n. 170  

 

Angela Pia Zizzamia

Beatrice Fontana

 

 

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