Mascherine protettive: come ridurre l’impatto ambientale e la spesa delle famiglie? Dalla stampa alcuni suggerimenti utili.

L’uso obbligatorio delle mascherine, fondamentale per affrontare correttamente la Fase 2, rischia di determinare, come abbiamo già evidenziato in più di un’occasione, una grave emergenza ambientale. Infatti, secondo stime del Politecnico di Torino, il fabbisogno mensile di mascherine in Italia potrebbe essere di un miliardo al mese, in gran parte monouso. Ovviamente la prima regola da seguire è quella di smaltire correttamente questi rifiuti, evitando di abbandonarli nell’ambiente: secondo il WWF se soltanto l’1% delle mascherine finisse in natura avremmo circa 10 milioni di pezzi dispersi ogni mese. (1) Oltre a questo però da più parti si richiama l’attenzione sulla necessità di pensare a una diversa gestione di un rifiuto che rischia di sommergerci. I dispositivi più utilizzati infatti provengono per lo più dall’estero e sono realizzati da più strati di polimeri diversi e da più materiali: questo li rende praticamente impossibili da riciclare, destinandoli allo smaltimento nei termovalorizzatori. (2) In attesa che l’industria realizzi e metta in commercio mascherine tutte o in parte riciclabili, è possibile adottare degli accorgimenti che, salvaguardando la salute, consentano di proteggere l’ambiente e, perché no, anche un certo risparmio economico. Stiamo parlando delle mascherine lavabili, che dovrebbero ormai essere disponibili nella maggior parte delle farmacie. I diversi modelli proposti, che garantiscono una buona protezione per un numero di lavaggi variabile (tra 10 e 50 a seconda delle marche), sono in vendita tra i 5 e i 15 euro. Per contro, secondo una stima de Il Sole 24 Ore, la spesa che le famiglie dovrebbero sopportare per l’acquisto di prodotti monouso potrebbe arrivare fino a circa 200 euro al mese per un nucleo di 4 persone (3), anche perché, come evidenzia la rivista Altroconsumo, le mascherine chirurgiche a prezzo “calmierato” per il momento sono reperibili solo in una farmacia su quattro (4). A conti fatti quindi la scelta delle mascherine lavabili potrebbe essere un’alternativa interessante, non solo per il bene del Pianeta.
L’ultima possibilità, prevista anche dal nuovo DPCM 26/4/2020, è quella di usare le cosiddette mascherine di comunità cioè “mascherine lavabili anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.(5) Il loro uso è stato approvato anche dalla comunità scientifica: secondo Trisha Greenhalgh dell’Università di Oxford e Jeremy Howard dell’Università di San Francisco se indossate da un soggetto infetto, sono in grado di ridurre di 36 volte la quantità di virus trasmessa.(6)

Nella breve Rassegna stampa alcuni articoli sul tema, compreso un approfondimento sulle mascherine fai da te. (7)

Buona lettura!

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