Coca Cola: impegno verso un minor impatto ambientale, ma deve correre

Il colosso del beverage Coca-Cola già da diversi anni ha avviato un percorso per migliorare l’impatto ambientale, sociale e sulla salute derivante dalla propria attività produttiva e dai prodotti immessi sul mercato.
Nel 2018 Coca-Cola ha presentato al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, il piano World Without Waste, attraverso il quale si è impegnata entro il 2030 al recupero di un ammontare equivalente ai propri imballaggi immessi sul mercato, imballaggi che dovranno comunque essere al 100% riciclabili (obbiettivo che in Italia è gia stato realizzato). Questo recupero avrà luogo grazie al supporto economico dei sistemi di raccolta e riciclo presenti nei Paesi in cui Coca-Cola opera. 
Entro il 2025 la compagnia si è inoltre prefissata di portare il contenuto di plastica riciclata (rPET) delle proprie bottiglie al 50% (obbiettivo piuttosto ambizioso, stando ai dati 2020 che segnalavano una percentuale di rPET pari all’11%).

Più di recente la multinazionale ha integrato il proprio piano di sostenibilità ESG (Environmental and Social Governance, ovvero la strategia di un’impresa indirizzata a generare un impatto positivo su ambiente e collettività) con la finalità di rendere riutilizzabile almeno il 25% dei propri imballaggi entro il 2030. L’obiettivo è quello di investire sul vuoto a rendere (vetro o packaging in plastica rigida riutilizzabile) per i prodotti destinati alla vendita al dettaglio nei supermercati ed anche quelli presenti nei distributori automatici. 
Non è per nulla scontato che Coca-Cola riesca a rispettare gli impegni annunciati, considerando che non in tutti i mercati in cui opera ci sono efficaci sistemi di raccolta e riciclo. Infatti, sistemi di riciclo sono presenti solo in 20 dei 200 Paesi in cui la compagnia è presente. 
Il documentario “Coca Cola 10 billion bottles problem” girato in vari Paesi dove non sono presenti sistemi di riciclo come Samoa e Uganda, ha rilevato infatti come nella maggior parte dei mercati in cui Coca-Cola è presente l’impatto ambientale generato dai rifiuti dei propri imballaggi è nettamente superiore alla compensazione in chiave green che la compagnia sta cercando di operare nei mercati più avanzati.

Visti gli impegni di Coca-cola (che, anche attraverso le proprie controllate, rappresenta il 50% del mercato mondiale di bibite gassate), l’associazione Comuni Virtuosi e Green Peace hanno fatto un appello alle altre aziende nazionali e multinazionali del settore affinché seguano l’esempio di Coca-Cola e si impegnino per la riduzione degli impatti derivanti dalle proprie produzioni.  


Occorre però fare una riflessione a margine: per quanto rilevante, la transizione sostenibile che Coca-Cola sta cercando di operare, così come altre importanti multinazionali, manca forse di progettualità nel rendere la filiera degli imballaggi realmente sostenibile. Qui subentra il concetto di responsabilità estesa del produttore, il quale non dovrebbe solo preoccuparsi di rendere il proprio prodotto finito riciclabile, ma anche di operare lungo tutti il ciclo di vita.
Nel merito, se veramente c’è l’intenzione di generare circolarità e ridurre il quantitativo totale di rifiuto, devono esserci anche gli impianti adatti a questo. Diventa perciò necessario da parte dello stesso produttore creare le condizioni necessarie per far si che questo accada.   

Per chi volesse approfondire i punti della campagna World Without Waste, è disponibile a questo link l’ultimo  rapporto di sostenibilità relativo al 2020.

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