Acqua in bottiglia: con il Covid crollano i consumi. Ma in Italia se ne beve sempre troppa

Tra i numerosi primati che l’Italia detiene c’è anche quello, non molto onorevole, di essere i principali consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia: ben 220 litri annui a testa, seguiti dal Messico. In Europa dopo di noi troviamo la Germania con 195 litri, Francia e Spagna con 140, mentre gli inglesi arrivano a 50 litri circa. Questo consumo esagerato in generale non trova giustificazione in un Paese dove l’acqua del rubinetto in molti casi è di ottima qualità. Secondo l’Istat il numero di famiglie che non si fidano di bere l’acqua di rubinetto è passato dal 40% nel 2002 al 29% nel 2018, ma questa tendenza non sembra incidere sui consumi di acqua in bottiglia di plastica, che negli ultimi dieci anni registra una costante lievitazione delle vendite. Si tratta (dati 2018), escludendo quelle di vetro, di un numero di bottiglie pari a quasi 12 miliardi di pezzi che in parte significativa non vengono riciclati poiché non conferiti nella raccolta differenziata. La pandemia da Covid-19 ha però fatto segnare negli acquisti una battuta di arresto: il dato emerge dall’ultimo rapporto Coop sugli acquisti degli italiani nella GDO nel periodo giugno-agosto 2020, che indica un calo di vendite del 3,5% per l’acqua gassata e del 14,3% per quella naturale. Una valida alternativa resta dunque l’acqua del rubinetto, molto spesso di ottima qualità. Se però non fosse di vostro gradimento vi ricordiamo che in molte località del nostro territorio sono presenti le “Casette dell’acqua”, gestite da SMAT, da cui può essere spillata acqua naturale e gasata. La mappa con il posizionamento delle “Casette dell’acqua” è visibile sul nostro sito alla pagina "Punti riduci e riusa".


Fonte: Il Fatto alimentare
 

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