Microplastiche: origine, effetti e come contrastarle

Secondo la definizione della European food and safety authority - un ente istituzionale volto a tutelare la salute alimentare dei cittadini europei - le microplastiche sono  particelle di materiale plastico di diametro  inferiore a 5 millimetri
In base alla loro origine, le microplastiche possono essere suddivise in primarie e secondarie. 
Le microplastiche primarie

  • sono presenti in diversi prodotti igienici, cosmetici, per la casa e molto altro;
  • sono rilasciate nell’ambiente direttamente sotto forma di particelle; 
  • si diffondono negli  ambienti marini, per una quota che oscilla tra il 15% e il 31% di tutte le microplastiche presenti in mare.

Le microplastiche secondarie

  • sono il risultato del processo di degradazione di materiali plastici più grandi, come ad esempio pneumatici, bottiglie di plastica, capi sintetici o reti da pesca; 
  • rappresentano la quantità maggiore di microplastiche presenti nell’ambiente marino, oscillando in percentuali che vanno dal 68% al 81% sul totale. 

Una tra le principali problematiche è legata al fatto che i filtri depurativi delle acque di scarico spesso non sono in grado di trattenere queste piccole particelle. Ad esempio, uno studio condotto sul depuratore Nosedo, sito a Milano e di recente fattura, ha rivelato che il depuratore è in grado di trattenere solo l’84% delle microplastiche immesse dalle attività umane. Inoltre, dallo studio emerge come la metà delle microplastiche trattenute dal depuratore derivi da polimeri  impiegati per la produzione di tessuti sintetici. 

La quantità di microplastiche è destinata ad aumentare sempre più: nel 2017, secondo quanto riportato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), le microplastiche presenti nei mari sono 500 volte più numerose delle stelle presenti nella galassia. 
Le microplastiche non si trovano però solo nell’acqua. Al contrario, le microplastiche sono presenti anche nel suolo e nell’aria. A confermarlo è uno studio condotto dalle Università di Strathclyde in Scozia e di Orléans e Tolosa in Francia e da EcoLab di Tolosa (Atmospheric transport and deposition of microplastics in a remote mountain catchment) ha scoperto che anche in cittadine montane scarsamente popolate e lontane da centri urbani e industriali, enormi flussi di microplastiche si depositano su terreno e corsi d’acqua “cadendo dal cielo”. 

La presenza di particelle di plastica potrebbe delle ripercussioni sullo stato di benessere di diverse specie animali, inclusa quella umana, che sopraggiungono fino a noi attraverso la catena alimentare. Quali ripercussioni questo abbia sulla salute è ancora in fase di dibattito e ricerca, è però noto che le plastiche contengono additivi o altre sostanze chimiche tossiche, potenzialmente pericolose se ingerite. A questo proposito, la World Wildlife Fund (WWF) ha commissionato uno studio all’università di Newcastle, in Australia, dal titolo “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People”, con l’intento di scoprire quanti grammi di microplastiche assumono accidentalmente gli esseri umani attraverso la dieta. Ne risulta che, in media, assumiamo poco meno di 5 grammi a settimana, l’equivalente di una carta di credito. 


L’Unione Europea si sta mobilitando su vari fronti per contrastare tale fenomeno:

  • attraverso iniziative legislative, come la Direttiva Single-Use Plastics (SUP);
  • da un punto di vista logistico, per esempio perseguendo  un più efficiente sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti;
  • incentivando l’innovazione tecnica e tecnologica, in particolare con lo sviluppo di nuovi sistemi di filtraggio maggiormente capaci di trattenere le microplastiche.

        
Infine, è importante rimarcare che esistono  delle buone pratiche individuali  che possono ridurre l’emissione di microplastiche nell’ambiente. Oltre a non abbandonare i rifiuti, delle azioni virtuose di particolare rilevanza sono la scelta di capi d’abbigliamento in fibra naturale e l’acquisto di prodotti che non contengono microplastiche primarie.  
 


Per approfondire
Microplastiche: origini, effetti e soluzioni (Parlamento Europeo) 
Liberare le nostre acque dai rifiuti di plastica con filtri a base di medusa (Servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo (CORDIS - Commissione Europea) 
Miliardi di pezzi di microplastica sfuggono ai depuratori (Repubblica.it) 
Pericolo microplastiche nel Ticino (piemonteparchi.it) 
Trovate microplastiche in aria (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente)

Leggi anche:
Come la tecnologia ci aiuta a pulire fiumi e oceani dalle plastiche (beata la differenziata)

 

 

Anna Ferrari

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